domenica 28 ottobre 2012

Il miele



 


  
Il miele

Il miele deriva dalla trasformazione biochimica del nettare. Questo, raccolto dalle api bottinatrici dai fiori, viene ceduto alle api “magazziniere” che si occuperanno di elaborarlo. La goccia di nettare, pressoché microscopica, viene passata rapidamente e rigurgitata da un'ape all'altra, concentrata e arricchita con apposite secrezioni ghiandolari particolarmente ricche di enzimi: man mano che viene eliminata l'acqua e lo zucchero si fa dominante, il nettare diventa miele. Il prodotto finale è dunque una sostanza predigerita.
Il miele viene depositato dalle api negli alveoli dell'arnia, dove verrà raffinato in modo da conferigli la forma definitiva. Le api operaie lo depongono negli alveoli e battono le ali per assicurare una buona ventilazione ed eliminare ancora un po' dell'acqua in eccesso. Solo a questo punto si provvederà alla chiusura degli alveoli ( opercolatura) con la cera, in modo da conservare il prodotto senza rischi di fermentazione.
Proprietà. La composizione del miele dipende principalmente dalla composizione del nettare (o dei nettati ) che lo costituiscono e, secondariamente da fattori esterni come l'andamento meteorologico, i metodi di raccolta e di estrazione. Esiste pertanto un'infinita varietà di mieli con consistenza liquida o cristallina,colore variabile dal giallo paglierino al bruno scuro, passando da toni verdastri o rossicci, gusto e aromi diversi.
Nel miele si rileva la presenza di fruttosio, glucosio, saccarosio, maltosio e altri zuccheri, alcuni dei quali si formano per attività enzimatica durante la maturazione del prodotto. Contiene vitamine C, E, K. Tra i sali minerali si nota una presenza, seppur minima, di sodio, potassio, calcio, manganese, cobalto, cromo, nichel, litio, zinco. Dalle analisi di laboratorio si riscontra inoltre la presenza di fattori ormonali quali acetilcolina e vari steroidi,antibatterici e antibiotici.
Impiego. Il suo alto valore energetico (320 cal/100g) contribuisce a rendere il miele un'alimento eccezionale, estremamente valido come carburante naturale degli sforzi fisici, brevi o prolungati che siano. L'ideale sarebbe consumarlo abitualmente, almeno per tutto il periodo autunnale e invernale, in occasione della prima colazione, sostituendolo allo zucchero bianco. Rispetto a quest'ultimo infatti, il miele non provoca un'alterazione del metabolismo dei grassi, con conseguente sviluppo di sovrappeso.
Dalle numerosi sperimentazioni in corso si può anche desumere che il miele possa vantare proprietà riequilibranti del sistema nervoso; svolgere un'azione regolatrice delle funzioni dell'apparato digerente attraverso una regolazione della flora batterica intestinale; attuare un'efficace azione batteriostatica e antibiotica; riequilibrare la patologia cardiocircolatoria. Gli vengono altre sì riconosciute proprietà emollienti, febbrifughe, sedative, diuretiche, antianemiche, pertanto può a ragione essere considerato un vero e proprio medicamento. La somministrazione di miele per via orale è sicuramente la forma più naturale. La dose consigliabile è estremamente varia secondo la persona e le applicazioni. Il consumo minimo di mantenimento viene indicato per un adulto nella dose di un buon cucchiaio da minestra. La dose può essere ampiamente superata in numerosi casi. Il miele potrà essere spalmato anche su tartine, sciolto in un po' d'acqua, in bevande tipo infuso d'erbe, latte, caffè d'orzo, non troppo calde in modo da non distruggere i principi attivi, o assunto con alimenti come lo yogurt.

martedì 23 ottobre 2012

Moria di api

http://www.youtube.com/watch?v=VeiHVa8F8AY
Purtroppo la moria di api è una cosa seria, speriamo che ci sia la volontà da parte delle istituzioni e multinazionali perchè ciò non avvenga più e al più presto.Please!!!

lunedì 22 ottobre 2012

Recupero di uno sciame

http://www.youtube.com/watch?v=FveTEDVvnSE&feature=plcp
Ecco il recupero di uno sciame d'api nella primavera 2012.Autori Giacomazzi Giacomo e Battagliola Mirco. Riprese di Giacomazzi Pierino.

sabato 20 ottobre 2012

Maclura Pomifera


Maclura pomifera

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Maclura

Maclura pomifera: fogliame e frutto
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
OrdineRosales
FamigliaMoraceae
GenereMaclura
SpecieM. pomifera
Nomenclatura binomiale
Maclura pomifera
Maclura pomifera é una pianta arborea appartenente alla famiglia delle Moraceae. La pianta è conosciuta anche come melo da siepi, melo dei cavalli, moro degli osagi e legno d'arco.

Distribuzione

La Maclura pomifera è originaria del Nord America dove è conosciuta come Osage orange (Arancio degli Osagi) dal nome della tribù indiana che risiedeva nella zona di crescita di questo albero.
La zona di origine è individuata in un'area degli Stati Uniti centrali. La Maclura fu descritta per la prima volta da Thomas Nuttall nel 1811 il quale le attribuì il nome dell'amico geologo William Maclure.
Nel 1818 venne introdotta in Europa e nel 1827 fece la sua prima apparizione in Italia, dove, soprattutto in Toscana e nel Lazio ebbe una certa diffusione.
Grazie alla caratteristica spinosità della pianta in passato fu spesso utilizzata per la costruzione di siepi invalicabili, mentre il legno particolarmente duro ed elastico era ben noto agli Indiani d'America, in particolare agli Osagi, che ne utilizzavano il legno per la costruzione degli archi, oltre che ricavarne un pigmento giallastro dalle radici.

Descrizione

Maclura pomifera
La pianta è un piccolo albero che può raggiungere i 7-15 metri di altezza con una chioma folta ma irregolare.

Tronco e corteccia

Il tronco è irregolare e tormentato, la corteccia contiene tannino ed è bruna e disseminata di dure e acuminatissime spine. Dalle radici si estrae un eccellente pigmento giallo detto morina. Il legno è pesante, particolarmente duro e resistente agli attrezzi da taglio, al tempo e alle intemperie.

Fogliame

È una pianta a foglie caduche. Le foglie sono molto simili a quelle dell'albero dell'arancio. Alterne, coriacee e acuminate, furono anche impiegate nell'alimentazione del baco da seta.

Fiori e frutti

La specie è dioica, cioè con fiori maschili e femminili su piante differenti. Le infiorescenze, sia maschili che femminili, sono sferiche del diametro di 2-3 cm. La caratteristica più curiosa della pianta è il frutto che è più propriamente una infruttescenza (sorosio) formata da un insieme di acheni ognuno derivante da un diverso ovario. È un ammasso sferico dal diametro variabile dai 7 ai 15 cm di colore variabile dal giallo al verde, di consistenza legnosa e con la superficie profondamente corrugata. Il frutto aperto rivela una polpa biancastra da cui cola un succo lattiginoso, ed è una infruttescenza derivata dalla trasformazione di un'intera infiorescenza. Il frutto non è commestibile.

Usi

Nella sua regione d'origine, il Nord America, il legno della Maclura era utilizzato dai nativi del luogo come legno per la costruzione di archi, come rimedio per congiuntiviti e infiammazioni degli occhi. Il frutto è molto apprezzato dagli scoiattoli, mentre, pur se non velenoso, causa il vomito se ingerito dagli esseri umani.
In Italia, a partire dalla metà dell'Ottocento, in seguito alla comparsa di una grave forma di infezione che colpiva le radici dei gelsi bianchi utilizzati in bachicoltura, si tentò di utilizzarne le foglie nell'alimentazione del baco da seta, ma con scarso successo vista la scarsità di nutrienti rispetto alla foglia del gelso.
Oggi è utilizzata come pianta ornamentale e per realizzare siepi dall'aspetto invalicabile. Il suo legno, durissimo, ma dal gradevole colore ocra e dotato di bellissime venature più scure, può essere utilizzato per creazioni artigianali pregiate o per la realizzazione di attrezzi durevoli.




domenica 7 ottobre 2012

Salicaria





Lythrum Salicaria
(Salcerella, salicaria)



Pianticella erbacea perenne che appartiene alla famiglia delle Litracee, cresce spontanea nei luoghi umidi e paludosi, lungo i corsi d'acqua sul greto dei fiumi di tutto il nostro paese. Alta circa 80 cm, a caule eretto e foglie ovali lanceolate opposte. I fiori terminali sono raccolti in spighe compatte di colore rosso. Fiorisce da da maggio a settembre.
  • Parti usate: le sommità fiorite, da raccogliere quando i fiori non sono sbocciati del tutto, e la foglie tenere da far seccare su un canovaccio all'ombra.
  • Principi attivi: sostanze tanniche, zuccheri, carotenoidi, fitosteroli, ferro, pectine, resine.
  • Proprietà: astringenti, emostatiche sedative, antinfiammatorie, antibatteriche.

Utilizzo

  • Diarrea: in un litro di acqua bollente versare 40 g di fiori aspettare 15 minuti, filtrare, e bere circa 300 ml al giorno.
  • Epistassi : introdurre nella narice una foglia fresca e spezzettata. Questo è sufficiente per fermare l'emorragia.
  • Ferite, piaghe: cogliere una grossa quantità di fiori e foglie fresche, lavarle e sgocciolarle. Posarle su una garza e pestare il tutto con un manico di un coltello. Applicare il cataplasma sulla ferita che favorirà la cicatrizzazione.
  • Infiammazioni della bocca: mettere in 100 ml di acqua bollente 10 g di fiori o foglie lasciare raffreddare e usare per sciacqui e gargarismi.