domenica 6 gennaio 2013

Poesia di Monti

 

Poesie e poemi
Le api panacridi in Alvisopoli

Quest'auro miele etereo,
su 'l timo e le viole
dell'aprica Alvisopoli
còlto al levar del sole,
noi caste Api Panacridi
rechiamo al porporino
tuo labbro, augusto pargolo,
erede di Quirino;
noi del tonante Egioco
famose un dì nutrici,
quando vagìa fra i cembali
su le dittèe pendici.
Mercé di questo ei vivere
vita immortal ne diede,
e ovunque i fior più ridono
portar la cerea sede.
Volammo in Pilo; e a Nestore
fluir di miele i rivi,
ond'ei parlando l'anime
molcea de' regi achivi.
Ne vide Ilisso; e il nèttare
quivi per noi stillato
fuse de' Numi il liquido
sermon sul labbro a Plato.
N'ebbe l'Ismeno; e Pindaro
suonar di Dirce i versi
fe' per la polve olimpica
del nostro dolce aspersi.
E nostro è pur l'ambrosio
odor, che spira il canto
del caro all'Api e a Cesare
cigno gentil di Manto.
Inviolate e libere
di lido errando in lido,
del bel Lemène al margine
alfin ponemmo il nido.
E di novello popolo
al buon desìo pietose,
de' più bei fiori il calice

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