Poesie e poemi Le api panacridi in Alvisopoli Quest'auro miele etereo, su 'l timo e le viole dell'aprica Alvisopoli còlto al levar del sole, noi caste Api Panacridi rechiamo al porporino tuo labbro, augusto pargolo, erede di Quirino; noi del tonante Egioco famose un dì nutrici, quando vagìa fra i cembali su le dittèe pendici. Mercé di questo ei vivere vita immortal ne diede, e ovunque i fior più ridono portar la cerea sede. Volammo in Pilo; e a Nestore fluir di miele i rivi, ond'ei parlando l'anime molcea de' regi achivi. Ne vide Ilisso; e il nèttare quivi per noi stillato fuse de' Numi il liquido sermon sul labbro a Plato. N'ebbe l'Ismeno; e Pindaro suonar di Dirce i versi fe' per la polve olimpica del nostro dolce aspersi. E nostro è pur l'ambrosio odor, che spira il canto del caro all'Api e a Cesare cigno gentil di Manto. Inviolate e libere di lido errando in lido, del bel Lemène al margine alfin ponemmo il nido. E di novello popolo al buon desìo pietose, de' più bei fiori il calice |
domenica 6 gennaio 2013
Poesia di Monti
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento